यथाभिमतध्यानाद्वा ॥३९॥
yathā-abhimata-dhyānāt-vā
(Yoga Sutra I,39)
Con queste parole Patanjali conclude la scelta dei mezzi capaci di aiutare il praticante, qualunque sia la situazione in grado di generare sofferenza.
Patanjali dice che l’oggetto della meditazione, o in senso più ampio il mezzo che viene scelto per silenziare la mente e la sofferenza, deve essere auspicabile e auspicato; in altre parole deve essere voluto intensamente e adeguato alla persona e al tempo.
Da questo scaturisce una riflessione per gli insegnanti.
Non possiamo insegnare una tecnica o una posizione esattamente come ci è stato proposto.
Non si può replicare un insegnamento prescindendo dalla consapevolezza della condizione presente dell’allievo/o. È necessario creare ogni volta, per ogni persona, un modo specifico, che la rispetti, la coinvolga, le permetta di sperimentare qualcosa di speciale e intenso adeguato e accattivante.
Desiderabile e desiderato.
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